Il caso dello straniero suicida in questura a Milano, che non rende giustizia all’operato dei nostri agenti in divisa, ha destato lo stupore e il diniego dei sindacati. Era stato appurato, dopo mesi e mesi di indagini, che il fatto non sussisteva. Solo poche settimane fa, i pubblici ministeri avevano scelto di archiviare il caso, con decine di pagine che chiarivano l’estraneità dei fatti e l’idoneità delle condotte dagli agenti. Ma il Gip ha deciso di cambiare in extremis, decretando l’imputazione coatta per i due agenti che erano in servizio.
A dare voce ai nostri uomini ci ha pensato Massimiliano Pirola, segretario del Sap di Milano: «Adesso invece son stati scritti articoli che non rendono onore a quanto fanno i nostri ragazzi tutti i giorni, con responsabilità altissime e un forte senso dello Stato».
«Fa discutere», racconta l’avvocato Riccardo Truppo, che è il legale di uno dei due agenti indagati, «che i pubblici ministeri, dopo mesi e mesi di indagine, la visione di ore di filmati e gli interrogatori svolti, si siano convinti dell’impossibilità di sostenere un’accusa contro questi due poliziotti e che, invece, il gip abbia ritenuto di forzare la mano».
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