Sono giorni di ricorrenze tristi, questi. Di commemorazioni, di medaglie d’oro al valore e di statue erette a onorare questi nostri eroi. Il Sap è e resterà sempre – senza se e senza ma – dalla loro parte, perché loro sono gli Abele di questo nostro tempo – spesso amaro, criminale, inquieto – che con onore hanno servito lo Stato e i cittadini, e che hanno pagato con la loro vita la lotta alla criminalità, la tutela della sicurezza.
Hanno da insegnare tanto, queste storie, ai nostri figli, sull’abnegazione, sul senso del dovere, e sulla società in cui vivranno, soprattutto se si pensa che i colpevoli di queste morti, di tragiche sofferenze familiari, di occhi rossi di mogli e bambini, chiamate a passare la stretta porta del dolore nel saluto del loro amore più grande al seguito di in una bara fasciata da un tricolore, non hanno pagato e non pagheranno mai abbastanza.
Il vetro ormai è infranto. E il Sap non può rimettere le cose a posto. Può però stare vicino alle famiglie, che continuano a fare i conti con l’assenza anche dopo anni, quando la notizia diventa “conoscenza”, e i giornali e le televisioni smettono di dedicare spazi, e di citofonare a casa per l’intervista. E può ricordarli, e continuare a ringraziarli. Come potete farlo anche voi, qui, nella certezza che parlar di chi non c’è più, aiuta sempre a non dimenticare.
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