“SE FOSSE STATO UN POLIZIOTTO SAREBBE STATO PUNITO”. LA COERENZA DI TISSONE, COLUI CHE HA TACIUTO QUANDO I COLLEGHI ERANO IN PASTO ALLA GOGNA

Secondo il Segretario Generale del Silp Cgil, Daniele Tissone, se un poliziotto ‘comune’, avesse salutato e stretto la mano a un capo ultrà che ha patteggiato un anno e mezzo per droga “sarebbe già stato sanzionato”.

Lo dice, Tissone, relativamente allo scatto che ritrae il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, stringere la mano ad un capo ultrà che ha patteggiato la pena di 18 mesi per spaccio.

Lungi da qualsiasi polemica politica, alla quale non siamo interessati, essendo evidente la pochezza argomentativa con la quale Tissone ha voluto strumentalizzare la faccenda, subito incalzata da Fiano e Boldrini (guarda caso), ci preme invece dire qualcosa sulla sua ‘premura’ nei confronti del comune poliziotto che, al posto di Salvini, “sarebbe già stato sanzionato”.

Volevamo a tal proposito, chiedere a Tissone, dove fosse e perché ha taciuto quando uomini in divisa sono stati perseguiti per molto meno dai media o da esponenti della politica? Cosa ha fatto o scritto in sostegno di colleghi lasciati in pasto ai media e all’odio del web? Dov’era e cosa ha detto quando colleghi hanno dovuto subire un processo giudiziario oltre a quello mediatico, per essersi difesi o aver difeso cittadini da morte certa? Come ad esempio il poliziotto eroe di Guidonia, intervenuto libero dal servizio per sventare una rapina; i colleghi di Brindisi indagati per “atto dovuto” per aver sparato a dei rapinatori che hanno aperto il fuoco con dei fucili; il collega che in Val di Susa salvò un immigrato che circolava in bici contromano, e fu criminalizzato per una battuta di ilarità sulla Boldrini o, ancora, il collega impegnato in servizio di ordine pubblico che, anni fa, dall’ex Capo della Polizia, fu chiamato ‘cretino’. Dov’erano allora Tissone e la sua premura?

Noi c’eravamo, ci siamo sempre stati e ci saremo, perché non abbiamo interessi politici o di carriera sui quali sacrificare quelli dei colleghi.

Questa, è la netta linea di demarcazione tra chi fa sindacato per colleghi, e chi fa povera propaganda politica.