Straordinari, sconti anche agli statali che lavorano allo sportello
di Nicoletta Picchio
Nel difficile equilibrio tra soldi disponibili e la platea a cui applicare la detassazione degli straordinari e dei premi di produttività, c’è un’idea che sta emergendo per quanto riguarda il Pubblico impiego. Estendere le misure a tutti i dipendenti pubblici non appare possibile, sia per una questione di conti, sia per le difficoltà che esistono per misurare le effettive ore di straordinario e la produttività. La soluzione, in questa fase sperimentale, potrebbe essere distinguere chi è nel front office, cioè ha contatti con la “domanda esterna”, in questo caso i cittadini, e chi invece è nel back office. Sarebbero coinvolti, per esempio, chi lavora allo sportello, chi per strada, come gli agenti di Pubblica sicurezza.
Potrebbe essere un modo per limitare in modo consistente il numero delle persone coinvolte, senza però creare sperequazioni che potrebbero incappare nei veti della Corte Costituzionale. Per ora è tutto aperto. Anzi, nelle prime ipotesi fatte a livello di Governo, il Pubblico impiego sembrava destinato ad essere escluso. In effetti, l’applicazione della riduzione fiscale nel Pubblico impiego comporta difficoltà di applicazione che nel privato non ci sono. Ma ora questa ipotesi potrebbe riaprire il dibattito.
I punti certi, come ha ribadito ieri il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, riguardano la data dell’approvazione, il 21 maggio, nel Consiglio dei ministri a Napoli, e il periodo: la detassazione sarà applicata in via sperimentale ai redditi maturati tra giugno e dicembre dell’anno in corso. Nei giorni scorsi il ministro aveva anche detto che si tratterà di una cedolare secca al 10%, come aveva scritto nel progetto di legge presentato a sua firma nella scorsa legislatura.
Non è nemmeno scontato che il Governo presenterà le linee guida del provvedimento alle parti sociali, nell’incontro di martedì prossimo. «È un passo avanti per incrementare la produttività, aspettiamo conferme », ha commentato il vice presidente di Confindustria, Alberto Bombassei. Certamente martedì si parlerà, ha detto Sacconi, di crescita economica: «Ci auguriamo che prenda il via un percorso condiviso, assumendo a premessa la valutazione che presenteremo sullo stato della finanza pubblica». Il Governo, ha aggiunto il ministro, attuerà uno stretto controllo delle finanze pubbliche e nello stesso tempo adotterà misure per incoraggiare l’economia a crescere.
Importante in questo quadro anche il dialogo con l’opposizione: l’incontro che ha avuto l’altro ieri con il suo omologo Enrico Letta «si inserisce in un nuovo clima politico di rispetto e collaborazione». Positivo anche il documento unitario dei sindacati sulla contrattazione: l’importante, però, è che si riesca a stringere i tempi.
Sacconi, invece non ha insistito sulla deroga al limite dei 36 mesi per i contratti a termine. «Era solo una battuta», ha detto ieri,a margine dell’assemblea di Federmeccanica. Il ministro aveva comunque detto che non ci sarebbe mai stato un intervento unilaterale del Governo e che qualsiasi modifica sarebbe stata presa con l’accordo delle parti, sia a livello nazionale che aziendale. Ieri le prime reazioni sindacali sono state negative: sia la Cgil che la Cisl hanno rimarcato che una deroga ai contratti a termine è già prevista dal protocollo varato dal Governo Prodi. Si tratta di otto mesi, oltre i 36, possibili per una volta sola e con l’accordo di azienda e sindacati. A loro parere, parlare di modifiche ora non avrebbe senso.
(Fonte: Sole 24 Ore – 17 maggio 2008)
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