Il sindacato della polizia: «Così il decreto Salvini migliorerà la sicurezza»
Stefano Paoloni, segretario generale del Sap, promuove ai microfoni del DiariodelWeb.it il provvedimento del ministro dell’Interno: «Aiuterà il contrasto alla criminalità»
Partiamo dalla domanda che si pongono tutti: ma con questo decreto Salvini gli italiani saranno più sicuri?
Auspichiamo di sì. Sicuramente ci sono delle norme che potranno aiutare il contrasto alla criminalità.
Quali sono quelle che più la convincono?
Il testo spazia in diversi ambiti: dall’immigrazione al contrasto alla mafia, ma anche l’occupazione abusiva di stabili o terreni. Si tratta di questioni impellenti, rispetto alle quali spesso il Paese chiede, anche a noi forze dell’ordine, un intervento immediato.
Sono state affrontate in maniera efficace?
Per la parte in cui sono intervenuti, certamente sì. Restano ulteriori aspetti da affrontare, ma comprendo bene che non possano essere toccati da un decreto legge, che è un provvedimento d’urgenza, bensì si dovranno adottare procedure differenti.
Entriamo nel dettaglio: per quanto riguarda l’ordine pubblico si è parlato soprattutto dell’estensione del taser anche alle polizie locali. Si iniziano a vedere i primi effetti positivi di questo strumento?
Assolutamente sì. Lo stiamo sperimentando in alcune città da circa tre settimane ed al momento i risultati sono positivi. Anche perché, non dico inaspettatamente ma quasi, ha una funzione preventiva straordinaria: in molti casi, alla sola vista dello strumento che dà la percezione della scossa elettrica, i soggetti si fermano da soli. Questa sperimentazione è importantissima: ci mancava uno strumento intermedio tra l’arma di servizio e lo sfollagente, che sono le uniche due dotazioni che abbiamo per respingere una violenza o una resistenza. Siccome serve una proporzionalità della forza, comprende bene che dallo sfollagente alla pistola vi è una distanza enorme. L’esempio tipico: se veniamo aggrediti con un coltello non possiamo pensare di andare a fare a coltellate con un malvivente… Tra l’altro il taser evita il contatto fisico: quindi, oltre a bloccare la persona su cui bisogna intervenire, si evita che subisca lesioni anche l’operatore di polizia. Generando anche un costo per la collettività, perché non potrà prestare servizio per alcuni giorni.
A proposito di violenza a pubblico ufficiale, questo reato è stato aggiunto alla lista di quelli che bloccheranno la richiesta di asilo per i migranti.
Quando noi interveniamo, non lo facciamo per finalità private, ma per tutelare un interesse pubblico, rispetto al mandato di un’istituzione. Pertanto è lo Stato che deve tutelare se stesso. Inoltre, sanzioni più gravi fungono da deterrente: negli Stati Uniti, ad esempio, gli operatori di polizia possono intervenire da soli anziché in coppia proprio perché vi è la piena consapevolezza che, se si resiste, si incorre in pene particolarmente gravi.
La parte più controversa del decreto è quella che riguarda l’immigrazione, in particolare c’è chi obietta che, rendendo più difficile il processo di regolarizzazione, ci saranno più clandestini a bighellonare per le strade. Voi, che siete quelli che devono affrontare sul campo questa situazione, avete questo timore?
Noi rileviamo che spesso la richiesta di asilo politico viene inoltrata strumentalmente, per guadagnare tempo per permanere sul territorio nazionale. Quindi è giusto rendere più stringenti le motivazioni per le quali può essere richiesta, e soprattutto regolamentare l’opposizione. Ad oggi, circa il 60% delle istanze viene respinto, e una parte piuttosto numerosa presenta ricorso: ne sono pendenti circa 4500. Con questa modalità si può permanere ulteriormente sul territorio, e oltretutto è previsto il patrocinio gratuito, quindi è lo Stato a pagare le spese dell’avvocato. Nel decreto sicurezza, invece, è previsto che in caso di soccombenza le spese siano a carico del richiedente: questo per disincentivare i ricorsi strumentali, perché chi ha diritto ovviamente deve permanere.
Si dice sempre che le leggi sono utili, poi però ci vogliono le risorse per farle rispettare. Sono stati stanziati dei fondi per gli straordinari che non erano stati ancora pagati, ma è sufficiente?
Almeno dal 2010 fino all’anno scorso i tagli nel comparto sicurezza sono stati costanti. Siamo giunti ad una debilitazione forte: in termini di strumenti, strutture, dotazioni la situazione è veramente complessa. Servirà un percorso per riportare a un livello accettabile l’apparato. Sicuramente questo è un buon segnale, perché gli uomini delle forze dell’ordine avevano la necessità di vedersi riconosciuto il grande impegno nel contrasto alle criminalità in genere e all’immigrazione. Se ad oggi mancano 20 mila uomini nella sola polizia di Stato, e 50 mila in tutto il comparto, per mantenere adeguati livelli di sicurezza il personale non può terminare il proprio servizio alla scadenza dell’orario previsto, ma per compensare la carenza organica deve per forza prorogarlo. Peraltro pagato circa sei euro netti l’ora di straordinario: siamo quasi a livello di prostituzione.
Forse anche meno…
Proprio per questo gli straordinari in esubero non sono pagati dal marzo 2017 ad oggi. Il decreto prevede la compensazione per tutto il 2018, ma era già in itinere il pagamento del 2017. Riconoscere le prestazioni già date, benché con ritardi fino a un anno e mezzo, credo sia un segnale importantissimo.
Visto che questo decreto passerà in parlamento per l’approvazione, c’è qualche consiglio che volete dare per migliorarlo?
Sicuramente qualcosa si può fare. Il provvedimento è piuttosto complesso, da studiare, e non faremo mancare il nostro contributo di idee.
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