BUONO VESTIARIO NEL CEDOLINO, TICKET E SERVIZIO MENSA

BUONO VESTIARIO NEL CEDOLINO, TICKET E SERVIZIO MENSA

Proseguendo il lavoro di analisi e revisione del servizio mensa e della fruizione dei pasti, già oggetto di riunioni precedenti, il direttore centrale dei servizi di ragioneria Dott. Francesco...
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Proseguendo il lavoro di analisi e revisione del servizio mensa e della fruizione dei pasti, già oggetto di riunioni precedenti, il direttore centrale dei servizi di ragioneria Dott. Francesco Ricciardi ha incontrato le rappresentanze sindacali per concordare le varie parti della apposita circolare in via di formazione.
Si tratta di un atto che dovrà strutturare in maniera più organica le regole specifiche e dirimere i dubbi che ad oggi generano differenti interpretazioni sul territorio.
Prima di affrontare l’ordine del giorno è stato annunciato che l’Agenzia delle Entrate ha accettato di considerare il buono vestiario un rimborso a tutti gli effetti, consentendo quindi l’inserimento del medesimo nel cedolino unico, fuori dalla base imponibile, perché non facente reddito e perciò non tassabile.
Tale positiva soluzione deve essere ora concordata con NoiPa, ma i tempi di realizzazione non sono preventivabili con sufficiente certezza.
La bozza di documento sottoposta è stata approvata: Il ticket restaurant rimane vietato per le sedi disagiate, ma, in attesa di ottenere la variazione normativa già inutilmente tentata nelle due ultime leggi finanziarie, vengono autorizzate le deroghe per i casi in cui non sia possibile istituire una mensa e nemmeno stipulare una convenzione.
Viene definitivamente sancito che la mancata fruizione di un pasto determinato da imprevedibili ed eccezionali esigenze di servizio dà luogo alla corresponsione di un ticket, anche in Ordine Pubblico.
Per tali tipi di impiego resta prioritario l’accesso ad una mensa o ad un ristorante (ad es. con la c.d. convenzione in itinere, cioè con un esercizio vicino al luogo d’impiego) e, solo in via residuale, con un pasto veicolato: basta però con i sacchetti composti “alla carlona”, con cibo poco vario e ancor meno gradevole, di scarso apporto calorico e conservato poco igienicamente.
Il contenuto dovrà rispondere ai crismi di qualità di confezionamento stabiliti dalle specifiche norme.
Anche per la consumazione si pensa di dettare indicazioni precise invitando, inizialmente in via sperimentale, ad individuare locali o strutture mobili esterne dotate di tavoli e sedie, così da permettere al personale di mangiare, anche se in breve tempo, in condizioni dignitose: stadi, palazzetti e altri siti frequentemente teatro di servizi di OP, possono appunto facilmente rispondere a queste migliorie organizzative.
Per quanto attiene alle più spinose questioni del diritto al doppio ticket o doppio pasto nella medesima giornata, nei casi in cui il servizio copra entrambe le fasce dedicate all’alimentazione, si deve attendere l’esito dei tentativi di emendamento alla norma in vigore, mentre l’elevazione del valore del buono pasto dagli attuali 4,60€ a 7€ come il ticket dovrà essere discussa nel contesto del rinnovo contrattuale.
Per ultimo, il rappresentante del Dipartimento ha rinnovato l’intento di proporre l’aumento del costo della mensa non obbligatoria dagli attuali 3,10 € a 4,50 €, cosa che notoriamente il SAP avversa in modo aperto e vivacissimo.
Non fosse altro perché questo conferma il nostro teorema del giochetto con cui ci mettono in tasca qualche spicciolo con una mano e ce li tolgono con l’altra.
Un agente, infatti, già con tre o quattro pasti in mensa vedrà azzerato il misero aumento contrattuale che si profila per lui, stando alle cifre annunciate.

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