Puglia: un tavolo per la sicurezza

SICUREZZA (ADNKRONOS): BARI, NASCE TAVOLO PERMANENTE
TRA COMUNE E SINDACATI POLIZIA


Bari, 22 lug. – (Adnkronos) – Questa mattina, nel corso dell&#39incontro con i sindacati di Polizia indetto dal sindaco di Bari Michele Emiliano per discutere sui tagli alla sicurezza e per valutare l&#39opportunita&#39 di coinvolgere l&#39associazione Nazionale dei Comuni Italiani su questo tema il Sindacato Autonomo di Polizia ha proposto di creare un osservatorio permanente sulla Sicurezza in Citta&#39, allo scopo di raccogliere i dati sulla criminalita&#39 diffusa, quartiere per quartiere, e studiare iniziative che consentano di impiegare al meglio le risorse disponibili.
&#39La presenza dei sindacati di Polizia in questo contesto – scrive in una nota la segreteria provinciale del Sap – e&#39 fondamentale, giacche&#39 essi rappresentano una voce che non e&#39 condizionata da filtri istituzionali o politici&#39.

L&#39idea del Sap ha raccolto il favore di tutti i presenti intercettando un progetto gia&#39 da tempo presente nei cassetti del Comune di Bari. Si e&#39 deciso quindi, di comune accordo, di dar vita al tavolo della sicurezza, una sede di analisi e consultazione permanente, un collegamento costante tra gli organismi che rappresentano le persone chiamate a operare per la sicurezza (i poliziotti) e le istituzioni che rappresentano chi ha diritto a beneficiare della sicurezza (i cittadini). La novita&#39 sta proprio nella partecipazione dei sindacati di Polizia.
&#39E&#39 una cosa talmente ovvia che e&#39 strano non averci pensato prima&#39, sono state le parole del sindaco Emiliano. Ovvia e banale, ma tutt&#39altro che semplice, come ha riconosciuto lo stesso Emiliano.

&#39I sindacati rappresentano, infatti – continua il comunicato del Sap – una voce &#39fuori dal coro&#39, non irrigidita tra gli stretti ambiti della gerarchia e della burocrazia, e quindi piu&#39 reale, libera, concreta&#39. Oltre al Sap, rappresentato dal segretario provinciale John Battista, all&#39incontro erano presenti Siulp, Silp-Cgil, Coisp, Fsp-Ugl, Uilps.

(Pas/Col/Adnkronos) 22-LUG-08 16:33


Squadra Mobile di Perugia, pubblicate altre intercettazioni

Il ruolo della tenente dei Carabinieri, Vanessa Sollecito, pare emergere con forza dalle ultime intercettazioni pubblicate dal quotidiano LIBERO…

LE TELEFONATE DEI SOLLECITO AI POLITICI PER RAF – I parenti accusati di manipolare l&#39inchiesta. La sorella tenente: “Mi rompo un dito e passo al civile cosi&#39 lo faccio uscire”


Il delitto di Perugia. C&#39e&#39 la sorella di Raffaele Sollecito, lo studente di Giovinazzo accusato di avere ucciso l&#39inglesina Meredith Kercher, che telefona a papa&#39  Francesco e annuncia di essere pronta a rompersi un dito pur di «transitare nei ruoli civili dei carabinieri» e riuscire cosi&#39 a portare avanti il piano «illecito» per fare uscire il fratellino di prigione e aiutarlo ad «andare via da questo Paese di m…».

Vanessa Sollecito ha 31 anni ed e&#39 tenente dell&#39Arma in forza alla Regione Lazio. Anche lei, come il padre e il resto del parentado (gli zii, il cognato, i cugini, la seconda moglie di papa&#39), cerca l&#39appoggio di personaggi “eccellenti” per scagionare Raffy e fare trasferire i «colpevoli veri». Essi sarebbero i poliziotti che lo hanno messo sotto accusa e i magistrati che non ne vogliono sapere di liberarlo.

Il “clan” Sollecito (cosi&#39 chi indaga sull&#39omicidio di via Della Pergola definisce i familiari di Raffaele), e&#39 iscritto a registro nell&#39ambito di un secondo filone dell&#39inchiesta sul delitto del 2 novembre scorso. Le ipotesi di reato sono: diffamazione, violazione della privacy, pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale. Sono le 18 e 20 del 3 marzo scorso quando Vanessa telefona al padre (cardiologo noto in Puglia) e annuncia: «Ho conosciuto un ragazzo della polizia penitenziaria che lavora al ministero della Giustizia. Dice che un sindacalista gli ha spiegato che c&#39e&#39 un modo per transitare nei ruoli civili dei carabinieri, anche se poco lecito. E&#39 quello che io mi rompa un dito, se le cose per Raffy si mettono male, per perdere l&#39idoneita&#39  e passare d&#39autorita&#39  nei ruoli civili». Francesco Sollecito si arrabbia moltissimo. Non per il dito rotto della figlia ma perche&#39 sa di essere intercettato: «Non devi parlare a questo telefono, e&#39 intercettato», urla. E Vanessa: «Sara&#39intercettato il tuo, ma non il mio!».
Due settimane dopo, e&#39 la mattina del 17 marzo – ore 10 e 59, Vanessa cerca al telefono il senatore dell&#39Idv Domenico Formisano per poterlo incontrare. E riferisce al padre: E&#39 amico nostro. Lui mi ha chiesto un favore per un ragazzo che deve rimanere a Roma. Andra&#39 nel suo ufficio mercoledi&#39 alle 12 e 30, spero di accontentarlo per poi usufruirne e aiutare Raffaele. Lui e&#39 il numero due di Di Pietro».

LƎ maggio alle 10 e 23 e&#39 zia Sara Achille (moglie del fratello di Francesco Sollecito, Giuseppe) a dire: «Senti Franco, mi ha detto il senatore Domenico Nania di chiamarlo per un incontro a Roma. Sai, e&#39 sempre meglio avere un bel…». E Sara vorrebbe interessare alla vicenda «addirittura l&#39onorevole Renato Schifani».

Tre giorni prima, alle quattro del pomeriggio di nuovo Vanessa, parla in tono “sarcastico” al padre: «Quelli vanno ancora a prendere le impronte dei piedi… il colonnello De Fulvio, che e&#39 quello del Ris, dice che se ancora stanno a questo punto… E si e&#39 offerto di vedersi con l&#39avvocato Bongiorno a titolo di amicizia, per vedere il materiale della scientifica…». Sollecito la interrompe: «Di queste cose non devi parlare su questo telefono, QUESTO E&#39 SOTTO CONTROLLO! Chiamami piu&#39 tardi». Zio Giuseppe Sollecito, il 30 luglio, pronuncia frasi offensive nei confronti dei magistrati di Perugia perche&#39 «non hanno approfondito la pista investigativa del tossico trovato sporco di sangue vicino alla casa della vittima il giorno del delitto… e questo solo allo scopo di tenere Raffaele in carcere». Risponde il fratello Francesco: «Li scuoio vivi a quelli… e mi sentano pure».

Mara Papagni, la matrigna di Raffaele, si affida totalmente all&#39avvocato Giulia Bongiorno: «Quella, la signora Trentapalle, sistemera&#39  tutti… Lei sa come comportarsi in certe situazioni».

La strategia dei familiari di Sollecito appare chiara in altre intercettazioni: vogliono fare pressioni sui giudici della Corte di Cassazione affinche&#39 accolgano il ricorso presentato dai difensori del ragazzo, pretendono che l&#39inchiesta venga tolta ad alcuni investigatori ritenuti scomodi. Nel mirino ci sono soprattutto il commissario Monica Napoleoni, responsabile della Sezione Omicidi e Giacinto Profazio, capo della Squadra Mobile. Nelle telefonate, i Sollecito, li chiamano «bastardi, maiali, figli di puttana». E concordano: «Dobbiamo trovare qualcuno che intervenga in qualsiasi maniera». Si legge nei brogliacci: «Bisogna impedire alla polizia di fare altre nefandezze».
Il “clan” l&#39accusa di avere falsificato le prove per incastrare Raffy. E per questo contattano giornalisti e televisioni per fornire documenti e immagini da diramare (come quelle che ritraggono il corpo straziato della povera Mez dopo il delitto e mandate in onda da una tv locale della Puglia). Volevano «dimostrare che la scientifca ha lavorato sporco per incastrare Raffaele».

Adesso i Sollecito e le rispettive mogli sono indagati.
(Articolo di Cristiana Lodi, pubblicato da LIBERO il 28 giugno 2008)


Conti: “Dimenticati dallo Stato”

Roma, 24 feb. (Apcom) – “Lo Stato deve riconoscere il valore del nostro dolore. Non può continuare ad essere sordo, premiando e aiutando ex terroristi”.
Così Lorenzo Conti, figlio dell’ex sindaco di Firenze Lando assassinato dalle Br nel 1986, rende noto che comincerà domani lo sciopero della fame con Salvatore Berardi, figlio di Rosario, il maresciallo della polizia ucciso nel marzo del 1978 dalle Brigate rosse.
Tutti e due vogliono attirare l’attenzione sulla situazione in cui si trova il pugliese Silvano Burri, fratello delle due bambine morte nella strage di Bologna del 2 agosto 1980 al quale non viene riconosciuto alcun beneficio dalla legge che tutela i familiari delle vittime del terrorismo.

“Gli ex terroristi sono diventati intellettuali capaci di intraprendere discussioni di filosofia, economia, storia, ambiente – si spiega in una nota – Ma, per caso, abbiamo scoperto dei ‘geni universali’? Questi ‘geni universali’ partecipano a questi incontri a titolo privato oppure previa ricompensa?”.
Conti ha iniziato sin dal 10 febbraio lo sciopero della fame per protestare e per solidarietà con Burri.
“Abbiamo ricevuto pieno appoggio anche dal sindacato di polizia Sap. Il 10 febbraio ricorreva l’anniversario dell’omicidio di mio padre – ha spiegato Conti.
La cosa che mi sconvolge è che siamo soli in questa battaglia. Mi chiedo come in Puglia le istituzioni locali siano sorde alle richieste di Silvano Burri. La verità è che lo Stato si dimentica delle persone, dei familiari delle vittime del terrorismo”.
Nav 241837 feb 08


Aggregazione prolungata

Ancora una volta il G.A. ci ha dato ragione. Dopo il TAR Marche, il TAR Friuli Venezia Giulia, il TAR Puglia, il TAR Lazio Sezione I-bis, anche il TAR Lazio Sezione I-ter – in seguito ad un ricorso promosso dal SAP – ha emanato un’ordinanza di accoglimento della domanda cautelare sospensiva del provvedimento di diniego della nostra Amministrazione ad un collega che aveva presentato istanza di aggregazione prolungata ai sensi dell’art. 42 bis del D.Lgs. 151/2001.

La norma, com’è noto, prevede la possibilità per il dipendente pubblico, genitore di figli minori di tre anni, di essere assegnato, per un periodo non superiore a tre anni, ad una sede di servizio ubicata nella stessa provincia o regione nella quale l’altro genitore esercita la propria attività lavorativa, subordinatamente alla sussistenza di un posto vacante di analoga posizione retributiva e previo assenso delle amministrazioni coinvolte.

Il TAR Lazio ha ritenuto, difatti, che la motivazione assunta dall’Amministrazione a fondamento del diniego sia “in parte contraddittoria e in parte carente”, ordinando alla stessa di riesaminare il provvedimento impugnato alla luce di tutti i motivi di ricorso.

Dunque, il Sindacato Autonomo di Polizia  continua ad adoperarsi affinchè non si registri un ostruzionismo di principio da parte del Dipartimento in merito all’attuazione dell’art. 42 bis D. Lgs. 151/01, ma vi sia, piuttosto, una serena valutazione sulla attualità e concretezza di quei presupposti richiesti dal legislatore ai fini della concessione del beneficio.

L’Ordinanza del TAR Lazio
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